Mario Ranno, in arte Mario Biondi, 41 anni.
Suo padre era un cantante, la nonna pure; ha iniziato a esibirsi in pubblico a 12 anni, come corista in chiesa; è un basso naturale, un timbro di voce su cui ha lavorato per anni, acquisendo i segreti di cantanti soul come Lou Rawis, Al Jarreau e Isaac Hayes.
La sua è una lunga gavetta, in giro per l'Italia: etichette di nicchia, turnista delle sale di registrazione, poi, dal 1988 spalla di big della black music, come Ray Charles; si è dedicato allo studio dell'inglese, lingua in cui ha scelto di cantare.
Nel 2004 comincia a sentirsi in radio, una voce da soul man, è boom, si pensa a un erede americano di Ray Charles, invece è un sicilianissimo.
Suo padre era un cantante, la nonna pure; ha iniziato a esibirsi in pubblico a 12 anni, come corista in chiesa; è un basso naturale, un timbro di voce su cui ha lavorato per anni, acquisendo i segreti di cantanti soul come Lou Rawis, Al Jarreau e Isaac Hayes.
La sua è una lunga gavetta, in giro per l'Italia: etichette di nicchia, turnista delle sale di registrazione, poi, dal 1988 spalla di big della black music, come Ray Charles; si è dedicato allo studio dell'inglese, lingua in cui ha scelto di cantare.
Nel 2004 comincia a sentirsi in radio, una voce da soul man, è boom, si pensa a un erede americano di Ray Charles, invece è un sicilianissimo.
Tale Mario Biondi.
"Faccio questo mestiere fin da ragazzo, sono sempre stato un girovago, quando non sei famoso, non sopravvivi se non ti metti in gioco al 100%, devi correre; adesso, forse ho un po' di relax, riesco a dedicarmi maggiormente alla parte artistica.
Lavoro, impegno, famiglia, sì, sono così, talvolta mi rimprovero da solo, sempre a testa bassa nelle cose da fare, in prima linea tra musicisti, spettacoli e problematiche da risolvere; ho creduto nel mio mestiere , me lo sono sudato il successo.
Prima del 2004 ho persino trascurato la mia salute, cantavo tanto e non mi fermavo mai, per le mie serate guidavo per centinaia di chilometri, da solo, di notte, dormivo poco e mangiavo poco.
La mia compagna mi diceva che stava con un camionista slavo, ma, alla fine, ho avuto grandi soddisfazioni, cercando di essere me stesso.
Sono rimasto siciliano inside al 100%, per nascita, per sangue, per ideologia, ho amato e stimato mio padre, mio nonno e la gente della mia terra, grandi valori, attenzione ai particolari, rispetto per i sentimenti altrui.
Forse, gli unici che mi hanno lasciato perplesso sono stati i discografici, mi dicevano: fai un genere che non va bene, ma le migliaia di persone alle mie serate mi dimostravano il contrario; quello che piace alla gente e quello che i discografici pensano riguardo ai gusti del pubblico sono due mondi separati da una lastra di plexiglas.
I ragazzi a volte mi chiedono che cosa fare per avere successo, ma io sono sempre stato me stesso, a chi mitizza le apparizioni in tv, le tournèe, dico che quella degli artisti è una vita da disgraziati, sempre sbattuti in giro, stanchi, molti s'impasticcano per reggere disagi e fatica.
La scelta di fare musica non può essere un fattore estetico, chi è a caccia di successo senza l'amore per la musica, lo fa per avventura: può divertire, ma può anche fare molto male, ogni cosa deve avere il suo peso e il suo valore.
Siamo in una società "leggera", volgare, dove è diventato strano provare stupore, in tv, per esempio, non c'è più censura, non c'è più limite; sì, ho fatto qualche ospitate, ma a volte ho detto anche no, non sono mai sceso a compressi con me stesso".
"Faccio questo mestiere fin da ragazzo, sono sempre stato un girovago, quando non sei famoso, non sopravvivi se non ti metti in gioco al 100%, devi correre; adesso, forse ho un po' di relax, riesco a dedicarmi maggiormente alla parte artistica.
Lavoro, impegno, famiglia, sì, sono così, talvolta mi rimprovero da solo, sempre a testa bassa nelle cose da fare, in prima linea tra musicisti, spettacoli e problematiche da risolvere; ho creduto nel mio mestiere , me lo sono sudato il successo.
Prima del 2004 ho persino trascurato la mia salute, cantavo tanto e non mi fermavo mai, per le mie serate guidavo per centinaia di chilometri, da solo, di notte, dormivo poco e mangiavo poco.
La mia compagna mi diceva che stava con un camionista slavo, ma, alla fine, ho avuto grandi soddisfazioni, cercando di essere me stesso.
Sono rimasto siciliano inside al 100%, per nascita, per sangue, per ideologia, ho amato e stimato mio padre, mio nonno e la gente della mia terra, grandi valori, attenzione ai particolari, rispetto per i sentimenti altrui.
Forse, gli unici che mi hanno lasciato perplesso sono stati i discografici, mi dicevano: fai un genere che non va bene, ma le migliaia di persone alle mie serate mi dimostravano il contrario; quello che piace alla gente e quello che i discografici pensano riguardo ai gusti del pubblico sono due mondi separati da una lastra di plexiglas.
I ragazzi a volte mi chiedono che cosa fare per avere successo, ma io sono sempre stato me stesso, a chi mitizza le apparizioni in tv, le tournèe, dico che quella degli artisti è una vita da disgraziati, sempre sbattuti in giro, stanchi, molti s'impasticcano per reggere disagi e fatica.
La scelta di fare musica non può essere un fattore estetico, chi è a caccia di successo senza l'amore per la musica, lo fa per avventura: può divertire, ma può anche fare molto male, ogni cosa deve avere il suo peso e il suo valore.
Siamo in una società "leggera", volgare, dove è diventato strano provare stupore, in tv, per esempio, non c'è più censura, non c'è più limite; sì, ho fatto qualche ospitate, ma a volte ho detto anche no, non sono mai sceso a compressi con me stesso".
Fonte: Millionaire settembre 2009
Articolo di: Silvia Massa
Articolo di: Silvia Massa
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