lunedì 21 marzo 2011

Luca Tommasini - Nato ai bordi di periferia

Luca, nasce nel quartiere popolare di Primavalle, periferia nord di Roma; padre meccanico, è assente nella sua infanzia; con i primi soldi che ha guadagnato ha comprato una casa alla madre, voleva regalarle un po' di serenità.

A 16 anni è partito per l'America con un sogno: ballare con le star americane.

Ce l'ha fatta, ed è tornato; oggi è direttore artistico di X-Factor e regista di videoclip; è stato il ballerino più pagato del mondo, ha lavorato con tutte le più grandi star italiane e internazionali: da Madonna a Prince, da Fiorello a Geri Halliwell.

Ma non si è fermato alla danza, è anche coreografo e regista di videoclip ed aventi musicali, autore e consulente di immagine, Luca Tommasini ha un curriculum da paura.

"Sognavo di fare il ballerino fin da bambimo, ma la mia famiglia era molto modesta, i soldi erano pochi, la mia fortuna?, Enzo Paolo Turchi, uno dei maggiori coreografi di quegli anni, aveva aperto una scuola sotto casa mia, mia madre andava a fare le pulizie per potermi pagare le lezioni di ballo.

Tramite Enzo Paolo ho fatto i miei primi lavori in tv e, ogni estate, partivo per l'America per studiare: la prima volta avevo 16 anni.

Il mio obiettivo era diventare bravo e, nella danza moderna gli americani erano insuperabili, mettevo da parte i soldi durante l'inverno e d'estate partivo, ma quei soldi non bastavano, e nel tempo che mi rimaneva lavoravo nella scuola: pulivo per terra, stavo in segreteria, facevo un po' di tutto.

Dormivo nel salottino della casa di due miei amici, ero disperato, non avevo soldi per mangiare e, quel poco che guadagnavo era in nero, ma ero intenzionato a rimanere; poi, ho partecipato a una trasmissione televisiva che si chiamava Star Search International (che scopriva nuovi talenti) e, ho vinto come miglior ballerino internazionale dell'anno nel mondo, e questo mi ha dato visibilità.

Ma la vera svolta è avvenuta quando ho partecipato alle audizioni per la notte gli Oscar, ma erano riservate a chi aveva il permesso di soggiorno.

Per partecipare ho scavalcato il cancello degli Studios e mi sono buttato nella mischia, eravamo in tremila, la coreografa, Paula Abdul, cercava solo due ballerini, ma ci sono riuscito, ero talmente emozionato che mi sono messo a piangere.

Allora, le ho confessato tutto, lei mi ha portato nella sua auto e ha telefonato al suo avvocato per chiedergli di farmi un contratto "fittizio", di due anni, quel contratto mi ha permesso di diventare un legal resident.

Sono stati anni molto duri per me, non parlavo inglese, avevo lasciato la mia famiglia, i miei amici, non c'erano i cellulari, non c'era Internet, tutte le sere mi addormentavo piangendo.

Scaduto il primo contratto di due anni, vengo a sapere che Whitney Houston stava cercando quattro ragazzi di colore per il suo tour mondiale, io non avevo il fisico, sono basso; mi sono messo i tacchi all'interno delle scarpe e mi sono presentato, mi ha scelto: tre ragazzi di colore e io.

Consiglio a tutti i ragazzi di viaggiare, andare a sperimentare, se fossi rimasto in Italia non avrei avuto la carriera che ho fatto.

Non mi ritengo un grandissimo talento, ho soltanto la terza media, sono un ottimo ballerino, ma non il più bravo, però ho carisma e la capacità di trasmettere emozioni, la mia fortuna sta nel fatto che ci ho sempre creduto.

Come ballerino ero uno dei più pagati al mondo e anche come coreografo ho firmato tantissimi contratti in molti Paesi.

Avevo aperto due società con 30 dipendenti e sedi a Londra, Los Angeles e Roma, lavoravo 20 ore al giorno, per 12 anni, non sono mai andato in vacanza, non avevo nessun legame vero ma solo amicizie sparse in tutto il mondo.

A 30 anni sono entrato in depressione, e ci sono rimasto per tre anni, lavoravo a fatica, è stato durissimo, i soldi non sono tutto, due anni fa ho chiuso i miei uffici, ho venduto le mie case (ne avevo sette) e mi sono trasferito a Roma, ho cambiato stile di vita".

Articolo tratto da: Millionarie - Marzo 2009

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