giovedì 27 gennaio 2011

Il re buono del cashmere


"Per una vita felice ci vogliono tre cose: gentilezza, gentilezza e gentilezza".

E' l'aforisma che
Brunello Cucinelli, imprenditore dell'anno 2009, ha trasformato nel suo stile di vita e di conduzione aziendale.

Cinquantasei anni, è uno degli imprenditori italiani più famosi al mondo.
Ha ricevuto decine di premi per la qualità dei suoi prodotti, preziosi capi in cashmere, made in Umbria.

Figlio di contadini, è creatore di un'impresa che ha un fatturato di 154 milioni di euro, quasi 500 dipendenti e una crescita del 30% negli ultimi due anni.

La sua azienda si trova a Solomeo, in provincia di Perugia; l'imprenditore ha salvato il borgo dal degrado, l'ha restaurato e ogni anno vi dedica il 20% del fatturato.

Ha trasferito l'azienda nel maniero e creato una seconda sede, immersa in un parco e circondata da frutteti.
Ha donato al Comune di Corciano quattro ettari di terreno adiacenti all'impianto sportivo di Solomeo, per un uso esclusivamente ricreativo.

Sostiene e finanzia varie istituzioni umbre, tra cui: l'Università degli Studi di Perugia, la Regione e la Provincia; il suo sostegno arriva anche in Africa, in Malawi.

Facendone qualcosa di più di una sede aziendale: un luogo dove si vive bene, si respira filosofia e un pizzico di misticismo.
Nell'azienda che ha formato nessuno può permettersi di trattare male un altro; ha voluto creare un ambiente di lavoro dove si respirasse dignità.

Ogni giorno i pranzi delle due mense aziendali sono preparati dalle massaie di Solomeo, con prodotti locali e secondo la tradizione umbra, proprio come se si fosse a casa.

Diploma di geometra, un paio d'anni all'università con un solo esame dato, dice:
"Non era quella la mia strada; ho pensato di avviare una produzione di cashmere, ma di puntare alla massima qualità".

"Mi sono ispirato a una previsione di
Theodore Levitt (guru del marketing
): nei Paesi sviluppati il futuro della produzione si sarebbe concentrato sulla qualità, mentre la produzione di massa sarebbe spettata ai Paesi in via di sviluppo".

Continua dicendo: "Oggi sembra che tutti debbano fare gli imprenditori... ma non tutti hanno l'attitudine giusta; io sono attratto dal calcio, mi sono allenato come un pazzo per giocare, ma non sono portato".

"Sono meglio come imprenditore. Ma non tutti sanno fare impresa. E in questo si dovrebbe fare crescere la cultura dei genitori, nessuno vuole che il proprio figlio diventi operaio, eppure c'è bisogno di tutte le figure professionali".

"Alle giovani leve comunico che non devono avere paura, ci sono io e ho le spalle grosse, le cose belle si fanno insieme; ho tanti programmi per il futuro: nuove collezioni fresche ogni stagione, 10 nuovi negozi monobrand da aprire, creare reti commerciali in Cina, India e Sud America."
"Sono felice di aver creato un'azienda basata sul rispetto. Non significa che le persone non abbiano i loro problemi, ma qui possiamo permetterci di essere normali".
Niente male come esempio da seguire.
Se la metà degli imprenditori italiani pensasse ed agisse come Cucinelli, il mondo del lavoro sarebbe decisamente migliore-
Articolo tratto da: Millionaire gennaio 2010, di Silvia Messa

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