martedì 15 marzo 2011

Davide Oldani, lo Chef Pop


Cresciuto nella cucina di Marchesi, oggi Davide Oldani è uno dei cuochi più quotati a livello internazionale, il suo ristorante, ha una lista d'attesa di 12 mesi, ma lui continua a definirsi "popolare".

Nato a Cornaredo (MI) nel 1967, Davide ha frequentato la Scuola Alberghiera, per poi iniziare la gavetta nel 1986 presso il ristorante di Gualtiero Marchesi, considerato il fondatore della "nuova cucina italiana".

Nel 1990 si trasferisce a Londra per lavorare al Le Gavroche, l'anno seguente è a Monte Carlo nella cucina del Le Louis XV, la sua formazione si è completata con esperienze a Tokyo, New York, Parigi, Barcellona e nel Bahrein.

Nel 1998, in qualità di chef del ristorante milanese Giannino, ottiene la sua prima stella dalla Guida Michelin.

Nel 2003 ha aperto il ristorante D'O a Cornaredo (MI), nel 2008 ha ricevuto l'onorificenza Ambrogino d'oro.

"Sognavo di fare il calciatore, a 16 anni ero già in serie C2, ma durante una partita, una doppia frattura a tibia e perone mi ha fatto abbandonare lo sport, per passare al mio sogno di riserva - la cucina - in casa mi piaceva darmi da fare tra i fornelli e voglia di studiare non ne avevo, la scuola albeghiera mi dava la possibilità di tenere le mani in pasta e imparare.

Sono riuscito a emergere con spirito di sacrificio, ho cercato un progetto che fosse adatto a me e mi sono impegnato ogni giorno, con tutte le mie forze (è quello che faccio anche oggi).

Da teenager non andavo in settimana bianca con i compagni e non ho mai frequentato le discoteche, i miei obiettivi erano imparare a fare le salse, cucinare la carne sapere quale verdura comprare, sono un perfezionista, felice di dedicare la maggior parte della giornata alla mia passione.

Mentre frequentavo la scuola alberghiera sono riuscito a farmi notare e così ho potuto entrare nella cucina di Marchesi, una volta lì ho fatto di tutto, la fortuna non esiste, si studia e poi si mette in pratica, si ripete per anni la stessa cosa finché si diventa bravi, si semina e poi si raccoglie.

Ogni giorno faccio due passi avanti e uno indietro, ma l'obiettivo è la crescita costante e io sono molto severo con me stesso.

Andari 'fuori casa' è indispensabile: si osserva e si impara, purtroppo, in Italia manca la filosofia dello stacco del cordone ombelicale, così molti giovani sono viziati.

Aprire un ristorante tutto mio è stato il traguardo iniziato 20 anni prima, Marchesi dice che bisogna fare come le spugne, si inizia con l'assorbire per poi rilasciare ciò che si è appreso, ho investito tutti i miei risparmi e, in principio, avevo qualche timore.

Ora però dormo tranquillo, non lavoro più in cucina, mi occupo dell'organizzazione, ho creato posate e bicchieri e mi concedo il lusso di avere due giorni di riposo la settimana.

In cucina, cerco di mettere il cuore in ciò che faccio: magari non sorrido perchè sono concentratissimo, ma cerco di ottenere come risultato un sorriso, da me e dai clienti.

Nello staff lavorano 10-11 persone e il rispetto è basilare in entrambi i sensi, la gerarchia è irrinunciabile: l'unica risposta accettata in cucina è Oui, chef!, le discussioni e i confronti sono ammessi perchè servono a crescere, ma in separata sede.

I giovani che lavorano con me devono aver fatto esperienza in altri locali, ma non devono aver cambiato troppi posti di lavoro: la credibilità si conquista anche con la capacità di sapersi fermare e farsi valere in un luogo.

Ho scritto un libro: La mia cucina pop.

Pop sta per popolare, nel senso di persona del popolo, voglio trasmettere la mia passione agli altri e raggiungere quante più persone possibili, perchè la cucina non è 'alta', bensì buona oppure cattiva.

Ho scritto questo libro per aiutare i giovani a proseguire nei propri sforzi e far capire a chi ha poca passione che forse dovrebbe occuparsi d'altro".

Articolo tratto da: Millionarie - Giugno 2009

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